Umbria Jazz è il più importante festival musicale jazzistico Italiano nato nel 1973 che si svolge annualmente a Perugia, nel mese di luglio.
Il 23 agosto 1973 andò in scena il primo concerto. Musica nel teatro naturale di Villalago di Piediluco a due passi da Terni. Il programma prevedeva gli Aktuala, un gruppo scomparso da tempo (con il senno di poi, la loro si direbbe world music) e l’orchestra maistream di Thad Jones e Mel Lewis. La prima edizione prevedeva altre tre serate, due a Perugia e una a Gubbio, che però fu eliminata per la pioggia. A Perugia, nella piazza IV Novembre, fecero il loro esordio italiano i Weather Report, e molto fece discutere la performance free-esoterica della Solar Arkestra di Sun Ra. Fu ben presto chiaro che si trattava di una buona idea, come testimoniava il grande successo di pubblico, a dispetto di una promozione approssimativa. In realtà la gestazione del progetto fu velocissima: dalla visione alla realizzazione concreta passarono pochissimi mesi. Umbria Jazz nacque in un caffè, oggi chiuso, del centro storico di Perugia. Da tempo, Carlo Pagnotta, commerciante perugino appassionato di jazz e frequentatore di lungo corso dei maggiori festival europei, sognava un festival a casa sua. Ne parlò con due esponenti di spicco della allora neonata Regione dell’Umbria (entrambi poi sarebbero diventati presidenti) che dimostrarono di gradire l’idea e coinvolsero il loro collega al turismo. Fu stilato un programma artistico di massa con l’intervento di Alberto Alberti, allora il principale manager italiano dei musicisti di jazz, e la proposta andò in giunta. Fu approvata.
Le città e le piazze dell’Umbria nei giorni di Umbria Jazz, si affollano. In alcuni casi anche i musicisti hanno avuto difficoltà nel raggiungere il luogo dove devono suonare.
L’edizione del 1976 vide calcare le scene George Coleman e Art Blakey. In questo periodo in Umbria arriva moltissima gente e una parte del pubblico, fortemente politicizzata, tende a creare problematiche di vario tipo: in Italia sono i cosiddetti “anni di piombo”.
Neanche la musica si salvò: vengono fischiati grandi artisti come Chet Baker, bianchi e borghesi. Altrettanto acceso, ovviamente, fu il confronto fra le forze politiche locali e negli ambienti culturali. Per non rischiare, gli organizzatori annullarono l’edizione del 1977.
Dopo molte polemiche, nel 1978 si tornò a riorganizzare il festival, con una formula che cerca di limitare invano l’afflusso di spettatori: ogni sera andarono in scena due concerti in altrettante città.
Il festival di conseguenza divenne poco gestibile. All’edizione del 1978 non ne seguirono altre fino al 1982. Serviva una pausa di riflessione.
La manifestazione rinacque nel 1982 con molti cambiamenti e gli enti regionali e di promozione turistica non entrarono più nella gestione. Si introdusse, per la prima volta, il biglietto d’ingresso per i concerti più importanti. Nei primi tempi si fece riferimento alla struttura dell’ARCI, una realtà associativa all’epoca molto forte in Umbria. Nel 1985 nacque l’Associazione Umbria jazz, senza fine di lucro, che ha in gestione il marchio “Umbria Jazz”, di proprietà della Regione, che gestisce da allora il festival in ogni suo aspetto (formula, scelte artistiche, organizzazione, logistica, sponsorizzazioni).
Alcuni anni dopo, per volontà della Regione, nacque la Fondazione Umbria jazz, che ha il compito di garantire le risorse finanziarie di parte pubblica. L’attuale presidente della Fondazione è Renzo Arbore, mentre Carlo Pagnotta (uno degli ideatori della manifestazione) ne è direttore artistico.
La seconda caratteristica della “nuova” UJ è la stanzialità: non è più un festival itinerante, ma si tiene solo a Perugia. In verità, nei primi anni, si prova l’esperienza del cosiddetto “decentramento”, con scarsi risultati: il festival si svolge quasi tutto a Perugia, con alcuni concerti però tenuti a Terni, Narni, Orvieto, Foligno, Gubbio, Città di Castello e Assisi.
La ripresa del festival si tenne in un tendone da circo nella zona di Pian di Massiano (vicino allo stadio), ben lontano dal centro storico: una specie di confino perché i problemi degli anni Settanta non erano stati dimenticati.
Dal 2003 i concerti si tengono presso l’arena del Santa Giuliana, con nomi quali Ornette Coleman, Van Morrison, Bobby McFerrin, gli Earth, Wind & Fire, James Brown e i Manhattan Transfer. Altri concerti si tengono al settecentesco Teatro del Pavone, al teatro comunale Morlacchi, presso la duecentesca chiesa di San Francesco al Prato, all’oratorio filippino di Santa Cecilia, nella sala Podiani della Galleria nazionale dell’Umbria, nel duomo di Perugia (i cori Gospel), nella basilica di San Pietro e nello stadio Renato Curi
Per i concerti gratuiti, si usano piazza IV Novembre e i giardini Carducci.
Nel ventennio che parte dall’edizione del 1982 si aggiunge qualche divagazione nei territori del rock e del blues e della canzone brasiliana, con una maggiore attenzione al jazz italiano.
Le scelte artistiche si dividono in due filoni: da un lato il jazz ortodosso e dall’altro la musica nera (blues, gospel, soul, marching band, rhythm ‘n’ blues) con vari sconfinamenti nel pop-rock, per un pubblico generalista. In tale ottica vanno viste anche le esibizioni di personaggi come Elton John, Carlos Santana, James Brown, Donna Summer, Eric Clapton, Earth, Wind & Fire, Simply Red.